giovedì 31 gennaio 2008

Partenza dal monte Nonimporta

– ...Se elettrizziamo con cautela una marmitta di oro-iridio da ottantadue pugni e cinque piombi piena fino all’orlo d’acqua distillata magicamente inerte e la versiamo tramite una cannula tubulare nella gola di un’oca bianca delle regioni ghiacciate del sud tramite una macchina– carrucola del tipo nanico alternato, facendo attenzione a coordinare ogni starnazzo con l’oscillazione di un pendolo d’argento fissato a...–
Uli tentava invano di tenere almeno un’occhio aperto, alternando faticosamente di tanto in tanto il sollevamento della palpebra destra con quello della sinistra, in una strenua lotta contro il sonno.
Lo sforzo impegnato faceva sembrare quella fatica simile al sollevamento di due pesanti ponti levatoi e spesso, dopo una progressiva inesorabile picchiata verso il basso, la sua testa scattava in posizione verticale e i suoi enormi e profondi occhi azzurri si spalancavano nel tentativo di mantenere l’attenzione alle noiosissime lezioni di Ingegneria meccanoanimale dell’ing.prof. R.J.T. Molossalenomatikosus.
– alla coda della suddetta oca, preparata all’evento con una dieta di... – il professore stava mimando la posizione dell’oca e della sua coda, facendo diversi passi indietro con lo stile inconfondibile dell’animale, quando i suoi calcoli sulla lunghezza della pedana della cattedra fallirono ed egli ruzzolò con una capriola poco elegante rimanendo avviluppato nel suo ampio mantello, con un “Huap!” che rovinava di netto il suo applombe da saggio professore.
– Che gli inferi turbinanti di sterco vortichino di sopra di sotto e tutt’intorno alla madre incauta e idiota che ha partorito quell’inutilità vivente dell’architetto incapace che ha progettato questo deposito di liquami che chiamano aula!!!!!!Ma posso rovinare le mie giornate per colpa di un chicco di miglio che quel degenere mezzo cane si ostina a chiamare cervello!?!?!?–
Mentre il professore continuava ad imprecare, l’aula era scoppiata in un riso convulso e tutti gli studenti erano impegnati in un chiacchericcio allegro e scherzoso.
Tutti tranne Uli, che, recuperata di botto l’attenzione stava annotando ora per filo e per segno tutte le parole di Molossalenomatikosus, intingendo spesso la sua penna nel calamaio con aria raggiante e soddisfatta.
– Mastro professore? – chiese Uli appropinquandosi a Molossalenomatikosus che, rialzatosi, stava ora dignitosamente spolverandosi il mantello con brevi colpetti della mano sinistra.
– Ehm, può ripetere? Ho perso l’ultimo concetto... –
Ah, eh, eh... in effetti, signorina, mi sono fatto un po’ prendere dalla rabbia – Disse il professore, lusingato da quell’interesse, mai visto nei suoi studenti ­– Uhm, dunque...dove eravamo rimasti? Ah, sì! Preparata all’evento con una dieta di semi di... –
No, no...Egregio: l’ultimo concetto...proprio l’ultimo... –
Ma è questo, mia cara...l’oca preparata con una diet... –
Beh, veramente stava parlando di “cervelli come chicchi di miglio” e di “degenere mezzo...” “mezzo” cosa professore? ­– intervenì la gnoma interrompendolo e cercando la parola con lo schiocco ripetuto delle dita.
Il professore divento di un rosso peperone arrosto e la sua espressione di ferocia trattenuta lo faceva sembrare come un bollitore per l’acqua tenuto troppo sul fuoco.
Uli venne spedita a casa e, dopo che i genitori dovettero sopportare la predica del consiglio dei professori, dovette sopportare la predica del padre e soprattutto della madre che, per sfortuna della gnoma, faceva parte della corporazione dei filosofi e le snocciolò per giorni concetti del tipo
Anche l’ingeneria meccano-animale ha una sua importanza fondamentale nel continuum formativo di un giovane evolutivamente sano dal punto di vista spirituale, sempre ammetendo di considerare lo spirito come un concetto e non come un’astrazione impropria e non verificabile e quindi decisamente ...–
Solo il nonno Homolivellus, detto Holo, un vecchio gnomo viaggiatore dalle mille avventure, la difendeva:
­– “il cerco della vita”! ­– Diceva agitando un dito lungo e bitorzoluto, scrutando tutti con aria ammonitrice con l’occhio destro stretto in una smorfia – Quello sì che è importante, non le sciocchezze fanatiche di quel vecchio rimbecillito di “Molo”! – E poi ,rivolgendosi ad Ognyanimus, padre di Uli, con aria irritata continuava – E tu! Tu, buono a nulla! Hai abbandonato ormai “il cerco” per dedicarti a quella stupida passione per i metalli, (roba da nani!) ed ormai sei troppo vecchio per combinare qualcosa!!! La ragazza, vedi, è una di famiglia, una che ci tiene, non come te!!! ­–
E qui cominciava sempre una terribile litigata.
Chi conosce gli gnomi del Monte Nonimporta sa che gli scontri verbali di questa razza sono veramente insostenibili anche per gli spettatori: considerato il fatto che essi hanno la facoltà di ascoltare e parlare nello stesso momento e che discutono ad una velocità doppia degli altri umanoidi, replicano prima che l’altro abbia finito di parlare, con il risultato di una terribile assordante ed ipnotica cacofonia di parole.
Quello che mandava più in bestia la Madre di Uli era però il fatto che durante questi accesi contrasti, la figlia se ne stesse lì, con l’aria concentrata e la lingua di sbieco tra le labbra, ad annotare scrupolosamente tutti gli eventi della litigata.
Una sera Uli ed il nonno rimasero a casa insieme perché i genitori dovevano partecipare ad un convegno dal titolo “I metalli possono imparare a leggere?” e fu lì che davanti al fuoco scoppiettante e dopo aver ingerito una certa quantità di “liquore ai funghi di Nonna Goberta e dei suoi aiutanti che non sappiamo chi sono ma sicuramente sono bravi distillatori” Holo decise che era “il momento”.
Il nonno, con gli occhi tondi lucidi di lacrime, tiro fuori una pila di mezzo metro di fogli ingialliti e slabbrati, tenuti insieme da due nastri di seta rossa incrociati e uniti insieme in un fiocco.Li guardò con aria affettuosa e li accarezzò come si fa con un cucciolo.
Ecco... ­– esordì mentre Uli lo guardava con aria interrogativa – Questo è il lavoro di una vita:anni e anni di duro sacrificio. La cedo a te, visto che tuo padre gli ha fatto prendere la muffa senza aggiungere più di due o tre capitoli ­–
Ma, nonno io devo ancora stud...­– Cercò di dire dubbiosa la giovane gnoma
Credo che una vacanza di studi ti farà bene e servirà a me per far capire ai tuoi quali sono le tue reali aspirazioni e a quel vecchio babbeo di “Molo” che anche se fa il professore è sempre lo stesso individuo che molto tempo fà si pisciava addosso davanti alle ragazzine ­­­–
Si pisciava addos...? ­–sbalordì Uli
Andrai dove ogni gnomo della famiglia dovrebbe andare per affinare i suoi studi sull’energia dell’imprecazione e dell’offesa: andrai a Kendermore! ­– Disse Holo interrompendola ancora con aria solenne
A Kendermore?!? Ah, fico! I kender sono quelli alle cui offese no resis... ­–
Lì ho un amica... ­– continuò il nonno assumendo un aria sognante ­e guardando un punto imprecisato del soffitto – Eh, quante ne abbiamo passate insieme... la sua voce soave ha accompagnato i periodi più belli della mia vita e tutte le mie avventure­. Un canto come quello di una sirena, o era di un arpia? O forse di una silfide? No, no le silfidi non cantano, vero?...allora poteva essere di...–
Uli aveva lasciato il nonno alle sue fantasticherie e stava curiosando trai fogli sollevandone i lembi con cura senza slegare i nastri.

Il nonno non scherzava affatto: Uli era impegnata in complicati sogni pieni di oche dei ghiacci, professori che se la fanno addosso e fogli ingialliti che volavano da tutte le parti, quando la voce di Holo, ancora in pigiama e con il cappello da notte con il pon-pon la sveglio, ed egli apparve sulla soglia della camera, illuminato da un lumicino di candela che teneva in mano.
Andiamo, - disse sottovoce guardandosi intorno circospetto– vestiti, ti ho preparato tutto per la partenza: Tuo cugino Stanko ti accompagnerà fino alla base del Monte Nonimporta, al cerchio di pietre. Lì troverai un vecchio amico che mi ha promesso di accompagnarti fino da Sillian...non te l’ho detto? È questo il nome della mia amica.-
Uli, completamente stordita ed ancora avvolta nel sonno, stava cercando con poco successo di coordinare lentamente i movimenti senza aprire gli occhi ed era rimasta incastrata con la testa dentro una manica della tunica che il nonno le aveva preparato.
Saltellando nel disperato tentativo di liberarsi, infilò una pantofola, l’altra la mancò, si avvicinò al lavabo e cercò a tastoni la brocca dell’acqua.
Finalmente si sfilò la camicia e la sistemò, ma il nonno dovette scuoterla un paio di volte perché non si addormentasse di nuovo in piedi davanti al necessaire.
Faticosamente raccolse le sue cose, controllò sommariamente di aver preso tutto il necessario e si fece trascinare giù per le scale.
Il nonno le diede un forte intenso abbraccio e poi la spinse verso la galleria, dove Stanko la stava aspettando – Rendimi fiero di te! – Disse con le lacrime agli occhi – Io ti penserò sempre... Ti farò avere mie notizie a Kendermore.-
Ciao cugina Uli – Salutò Stanko, accompagnando le sue parole a bocca piena con mugolii di soddifazione – vuoi un dolcetto? Sono squisiti...- disse porgendo alla gnoma una mano piena di appiccicosi e zuccherosi canditi, mentre con l’altra continuava ad abbuffarsi, attingendo da un sacco che teneva sotto il braccio grassoccio.
Yahwn...mene uno!- disse Uli sbadigliando ed afferando un grosso candito arancione.
Stanko stava portando uno strano carretto a mano che sembrava avanzare da solo con un complicato sistema di oscillatori e leve, sul quale era già sistemato tutto il bagaglio della gnoma e si incammino per i vicoli.
I loro passi leggeri giunsero finalmente all’esterno e Uli vide, seduto lì al cerchio di pietre, un vecchio vestito di una tunica di velluto rossa, i cui severi occhi grigio ghiaccio fiammeggiarono nella sua direzione sotto le folte sopracciglia color della neve.
Il mago, perché l’aspetto faceva pensare ad Uli che no potesse essere altro che questo, aveva una pelle grinzosa ed abbronzata ed era completamente rasato e calvo, fatta eccezione per due ciuffi di capelli che spuntavano come ali di colomba intorno alle orecchie.

Nessun commento: